Last updated on Ottobre 2nd, 2020 at 02:06 am
In Francia, la Direction de la recherche, des études, de l’évaluation et des statistiques (DREES) pubblica periodicamente i dati che riguardano, fra le altre cose, il numero degli aborti praticati nel corso dell’anno precedente.
Con dovizia di numeri e di particolari, distinguendo tra Francia metropolitana e Outremer, si elencano con freddezza statistica ciò che in realtà sarebbero, anzi sono, vite umane spezzate. Anche quelle delle mamme che li hanno portati nel grembo, sia chiaro.
La lettura di tali dati, in ogni caso, è estremamente significativa.
FranceInfo, sito web di notizie e informazione, ha pubblicato il rapporto di quanto accaduto nel 2019. E non è possibile rimanere indifferenti.
Nel 2019, infatti, nella «douce France» è stato praticato il più alto numero di aborti nel Paese negli ultimi trent’anni. Ben dopo l’ubriacatura di libertà del Maggio francese qualcosa, decisamente, è andato storto.
Si è ormai fra il secondo e il terzo decennio del secolo XXI. L’informazione e le informazioni sono ai piedi di tutti. La scienza, la competenza, la libertà, l’autodeterminazione… e in Francia, Europa sedicente illuminata e illuminista, nel 2019, sono stati praticati 232mila e 200 aborti.
232mila e 200 bambini sono stati uccisi.
Per chi non avesse tempo di leggere i dati, ecco un riassunto sintetico. Ad abortire sono soprattutto le donne tra i 20 e i 29 anni (giovani, carine e disoccupate? Può essere). Scendono, in percentuale, le giovanissime, ma aumentano le donne di età compresa fra i 30 e i 34 anni.
Si tratta comunque di 15,6 interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) ogni mille donne in età fertile (15-49 anni, convenzionalmente), con punte ben più alte nei territori per esempio di Guadalupe e della Guyana, ma comunque “risultati” sconvolgenti nella civilissima e avanzatissima Francia metropolitana.
Pare tra le altre cose, leggendo i dati, che le donne con situazioni economiche precarie e difficili si rivolgano più facilmente all’IVG, a dimostrazione che una politica familiare più accogliente, persino nel Paese del welfare perfetto per le famiglie numerose (così per lo meno Parigi ama presentarsi in Europa), potrebbe essere di grande aiuto.
Infine emergono i dati che contrappongono l’aborto chirurgico, praticato in ambiente ospedaliero, ma anche in studi privati e in consultori familiari, all’aborto farmacologico fai-da-te.
“iFamNews” ha riportato numerose denunce e numerosi rapporti che stigmatizzano le “caramelline magiche” che abbandonano sempre più le donne, in balìa di se stesse, di una decisione terribile, del dolore, della sofferenza, del pericolo.
In Francia l’aborto farmacologico, quale che sia il micidiale principio attivo utilizzato, vede un aumento di utilizzo che non può lasciare tranquilli: «[…] la part des IVG instrumentales continue de décroître au profit des interruptions médicamenteuses. En 2019, ce sont 70 % des IVG qui sont réalisées de façon médicamenteuse, contre 30 % en 2001». Significa, semplicemente, che il 70% degli aborti realizzati nel 2019 è avvenuto per via farmacologica.
Facile, comodo, forse non sporca. Tranne la coscienza, certamente.