Last updated on Gennaio 28th, 2021 at 01:07 pm
Un po’ come il krill che nuoti controcorrente verso un branco di balene, la Conferenza episcopale cattolica di Scozia ha scelto la strada più scomoda per rispondere alla consultazione del governo sulla prostituzione: «La prostituzione è sbagliata perché viola la dignità intrinseca di ogni essere umano creato a immagine di Dio. Bisogna offrire alle donne una via di uscita dallo sfruttamento e sfidare con coraggio la volontà di sfruttamento degli uomini. Per proteggere le persone dalla violenza il primo passo è questo». Aggiungendo con parole granitiche: «È necessario approfondire il legame che esiste fra diffusione della pornografia e sfruttamento della prostituzione». E qui pure l’Italia è un po’ scozzese.
La perenne zona grigia
Del resto in Scozia la prostituzione è legale, mentre è illegale qualsiasi forma di induzione e di sfruttamento. Non c’è insomma posto per le case chiuse, ma decidere di vendere il proprio corpo non è illegale. Una sorta di zona grigia perenne, cioè, nella quale la dignità delle persone coinvolte viene compromessa quotidianamente, ma di soppiatto. Salvo rare eccezioni, come Coburg Street, il quartiere a luci rosse di Leith riguardo al quale i siti di viaggi avvertono: «Anche di giorno può capitare di essere scambiate per prostitute». In genere, dunque, nel Paese non si vedono «per le strade mercenarie del sesso, che procurano fantastiche illusioni», come cantava Giuni Russo (1951-2004) ‒ l’artista siciliana peraltro protagonista di una clamorosa conversione al cattolicesimo ‒, epperò lo sfruttamento esiste lo stesso, tanto che persino il governo è stato appunto costretto a occuparsene con una consultazione nazionale. Fra i soggetti che hanno risposto, l’episcopato cattolico si è spinto ben oltre la diplomazia tipica del tempo odierno.
Nelle risposte, redatte dall’Ufficio parlamentare della Conferenza episcopale scozzese, c’è la fotografia di un problema drammatico, ma anche la proposta di una soluzione radicale: «La prostituzione è un’offesa alla dignità di un’altra persona e di Dio. È di fondamentale importanza che la società offra alle persone coinvolte l’opportunità di uscire dal mondo della prostituzione. Il governo potrebbe non essere in grado di creare posti di lavoro per tutti, ma può supportare il processo ed è tenuto a sostenere le attività imprenditoriali, creando condizioni che garantiscano opportunità di lavoro e stimolando le attività dove queste mancano».
Regolamentare o cancellare?
I vescovi scozzesi, ne ha dato notizia per primo Charles Collins sul portale cattolico d’informazione Crux, hanno voluto affrontare anche il legame tra pornografia e prostituzione. Molti si sentono a posto perché non comprano materialmente il corpo di una donna pagandone la prostituzione, però fanno la stessa cosa attraverso la pornografia, mercimonio diverso ma equipollente, e il risultato non cambia.
«Trattare il sesso come una merce offende la dignità della persona umana», chiarisce la Chiesa Cattolica scozzese. «La pornografia rende oggetti le persone e ferisce la dignità di tutti: attori, venditori e pubblico, giacché ognuno diventa la base del piacere e del profitto illecito dell’altro». Krill in un oceano di balene fino in fondo, i vescovi scozzesi affermano: «Le autorità civili dovrebbero prevenire la produzione e la distribuzione di materiale pornografico come parte di un più ampio approccio al lodevole tentativo di modificare l’attitudine nei confronti del sesso a pagamento. E la pornografia dovrebbe essere completamente messa fuori dalla portata dei giovani e dei bambini, in modo particolare online, dove l’accesso è semplice e immediato». A volte è più pratico, politico e laico il clero di certi laici di professione praticoni e politicanti.