Last updated on Maggio 26th, 2020 at 04:01 am
Tanto tuonò che iniziò a cadere qualche goccia di pioggia. Potrebbe essere riassunta così la modifica del cosiddetto «decreto Rilancio» voluta per inserire un nuovo stanziamento di 70 milioni destinato alle scuole paritarie, cifra che si aggiunge alle risorse allocate precedentemente, per un totale di 150 milioni. «È una misura ancora insufficiente, sia chiaro, però è la testimonianza che il governo si è accorto del problema grazie alla nostra protesta. È un punto dal quale ripartire, durante il dibattito in Parlamento, per arrivare alle risorse necessarie». Dice così ad “iFamNews” suor Anna Monia Alfieri, dell’Unione Superiori Maggiori d’Italia (USMI), oramai storica pasionaria delle battaglie per la libertà educativa e per il diritto alla sopravvivenza delle paritarie. Sulla questione ha recentemente pubblicato, con altri, uno studio per l’Istituto Bruno Leoni.
Le cifre
«Si tratta di uno stanziamento in emergenza», afferma la religiosa. «La bozza era già pronta, dunque il margine di manovra era davvero ridotto: in questo momento non ci si poteva aspettare una cifra superiore. Però è importante il gesto, perché, pur trattandosi di appena 200euro per allievo, trasforma questi studenti da “invisibili” a “visibili”. Il governo ha capito l’importanza della nostra battaglia». Suor Anna Monia è stata tra i maggiori sostenitori dell’iniziativa promossa da USMI e CISM (la Conferenza Italiana Superiori Maggiori degli Istituti Religiosi e delle Società di Vita Apostolica maschili) :l’hashtagh #NoiSiamoInvisibili è rimbalzato su social e siti per porre all’attenzione il tema del servizio pubblico svolto dalla scuola paritaria, con i suoi quasi 900mila allievi e 100mila dipendenti. «Parliamo di circa 12mila scuole, delle quali il 30% rischia di chiudere, lasciando a spasso 300mila studenti. La cifra che serve per salvarle è un miliardo».
Ma come è possibile arrivare a questa quota in un periodo in cui i cordoni della borsa sono molto stretti? Per suor Anna Monia è presto detto: «Il Parlamento deve discutere una serie di emendamenti, presentati in modo trasversale da Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Partito Democratico, Italia Viva e Gruppo Misto: se venissero approvati tutti, si avrebbero le risorse sufficienti per scongiurare la chiusura». Sono misure che non prevedono fondi diretti, ma ‒ per esempio ‒ detrazioni sulle imposte delle famiglie, sconto dei tributi, finanziamento della didattica a distanza, risanamento non solo degli edifici scolastici statali, ma anche dei paritari. «Se a queste misure parlamentari si aggiungono le 20mila borse di studio messe a disposizione dalla Conferenza Episcopale Italiana, più gli interventi delle Regioni e dei Comuni si arriva al miliardo di euro necessario».
Un altro modo per generare profitto potrebbe essere l’affitto del surplus di locali delle paritarie alle scuole statali, che sono alla ricerca di nuovi spazi? Il Centro Studi Rosario Livatino ha di recente rilanciato questa idea. «A livello locale», dice la religiosa, «USMI e CISM hanno già fatto un gesto di questo tipo durante le settimane più dure dell’emergenza CoViD-19, mettendo a disposizione le aule per garantire agli istituti statali il distanziamento sociale per le scuole dell’infanzia». E qualcosa di simile, spiega suor Anna Monia, avviene nel territorio del Comune di Milano, dove l’amministrazione locale riconosce una quota ad alcune famiglie che restano escluse dalle liste d’attesa per l’iscrizione alle statali, consentendo loro di iscriversi alle paritarie.
Paritarie: una risorsa per lo Stato
Anche il tempo è denaro. «L’operazione deve chiudersi entro quindici giorni», osserva la religiosa, «altrimenti le scuole paritarie non avrebbero il margine sufficiente per organizzare la riapertura a settembre». Del resto il sostegno alle paritarie è un beneficio per le casse dello Stato. «I 300mila studenti degli istituti che rischiano di chiudere si riverserebbero altrimenti nelle scuole statali. Ciò costerebbe, oltre ai 3miliardi già previsti per la scuola statale, altri 2,4miliardi che lo Stato dovrebbe chiedere agli italiani in autunno», ovvero nel pieno del clima irrequieto per la prossima complicata legge di bilancio. «È un vero e proprio allarme sociale», riflette la religiosa. «Perché tanti ragazzini rischierebbero di finire tra le grinfie delle organizzazioni criminali, per non parlare poi dell’impossibilità di raggiungere tutti gli studenti con la didattica a distanza e dell’isolamento cui sarebbero destinati 300mila disabili».
In parlamento sembrerebbero dunque esistere le condizioni per salvare la scuola paritaria. «Gli unici contrari sono i rappresentati del Movimento 5 Stelle, ma neanche tutti. Altri non hanno nemmeno compreso il problema», afferma suor Anna Monia. «Alcuni sono invece vittime di pregiudizio ideologico: credono che la paritaria sia la scuola dei ricchi, dei preti e delle suore», aggiunge. E conclude: «Ma il CoViD-19 ha dato l’opportunità di fare un’informazione corretta in modo capillare, raggiungendo centinaia di migliaia di persone. Attraverso la piazza virtuale ha fatto emergere che la scuola paritaria i soldi allo Stato li dà e non li toglie».