Il bazar della morte

La FDA statunitense ha le mani legate e non riesce a contrastare il fenomeno della vendita illegale online dei farmaci per l’aborto chimico

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Dopo il pronunciamento della Corte Suprema statunitense del 24 giugno, con il quale i massimi giudici del Paese hanno ribaltato la sentenza Roe vs. Wade del 1973, cancellando il presunto “diritto” all’aborto e rimandando ai singoli Stati di legiferare in proposito, non stupisce apprendere che il web sia diventato un «bazar illegale della pillola abortiva».

Ciò che stupisce, piuttosto, è che la Food and Drug Administration (FDA) non sia «attrezzata per contrastare» il fenomeno.

La FDA è l’ente governativo che negli Stati Uniti si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, dipende dal dipartimento della Salute e tiene traccia di ogni singolo farmaco che transiti attraverso i punti vendita. Non detiene però il potere di sapere chi si celi dietro i siti web che vendono online, fra altri farmaci, anche quelli che inducono l’aborto chimico. Senza contare che alcuni principi attivi utilizzati a tale scopo sono contenuti in farmaci destinati a finalità terapeutiche reali, come per esempio nel caso del misoprostolo, usato per la cura delle ulcere gastriche.

È sufficiente digitare la dicitura «”compra Cytotec online a buon mercato” nel motore di ricerca di Google e i primi quattro risultati sono siti che offrono illegalmente di spedire le pillole abortive senza prescrizione medica», anche negli Stati in cui l’aborto è stato vietato o fortemente limitato. E spediscono senza problemi né remore a chiunque, senza alcun interesse per l’età di chi compra, per il suo stato di salute, per la settimana di vita del bambino nel grembo. Senza alcun interesse se non al profitto.

Sono numerosi anche i casi in cui vengono venduti farmaci contraffatti, o scaduti, o in cui semplicemente vengono sottratti i dati delle carte di credito, senza che dietro al venditore virtuale vi sia altro che truffatori incalliti.

Le normative nazionali e internazionali che proteggono la privacy degli attori online, anche quelle dell’Unione Europea, giocano a favore di questi siti definiti «canaglia» e impediscono alla FDA di individuare chi abbia registrato i singoli domini, e a Google di eliminarli su richiesta dei governi. Si contribuisce così a mantenere una opacità legislativa che non fa altro che favorire il mercato nero della morte che arriva per posta.

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