Last updated on Settembre 3rd, 2020 at 10:31 am
Ecco cosa i giornali pubblicavano già dieci anni fa: «Brittany è una bruna naturale, con gli occhi azzurri, la pelle chiara e morbida. Le piace il rossetto color pesca e porta solo un filo di trucco. Si veste in stile classico, conosce a fondo la storia bizantina, cucina bene ed è un’amante straordinaria. Brittany farà diventare realtà le fantasie maschili più selvagge, non si lamenta, non fa scenate e le è virtualmente impossibile commettere tradimenti. Qualunque uomo ammetterebbe che 6.800 dollari per una donna con queste qualità siano un vero affare». Ora, i produttori statunitensi di androidi della RealDoll, che si vantano di realizzare bambole anatomicamente perfette dal 1996, sono rimasti scossi dalla notizia che in Germania, a Neumark, vicino a Norimberga, un’azienda ha cominciato a creare androidi con pelle morbida e calda al tatto, e piedi freddi. E gli intenditori sanno bene che queste sono le caratteristiche di una donna in carne e ossa.
«La pelle è sintetica, ma per il resto non è molto diversa dalla pelle umana. La bambola è dotata di sensori integrati e, se programmata appositamente per un singolo uomo, non accetterà nessun altro nel proprio letto: i sensori infatti si spegnerebbero. Questa “creatura” sa camminare, preparare il tè, recitare Goethe…». Il cliente (cioè il futuro “marito”) può scegliere ogni particolare: dal colore di occhi, capelli e pelle, all’altezza e alle dimensioni di seno, fianchi e labbra, sino alle informazioni che verranno inserite nella sua testa. La “donna” è pure dotata di pazienza infinita, non detesta la suocera, non le dispiace se il marito esce il sabato sera per un bicchiere con gli amici o se guarda le partite lasciando tutto in giro, mettendo i piedi sul tavolino, ruttando…
«Questi androidi sono a dir poco gli araldi del nuovo ordine mondiale», afferma David Levy, autore di Love + Sex With Robots: The Evolution of Human-Robot Relations. «L’evoluzione della specie umana implica che in futuro gli esseri umani faranno l’amore con i robot! Accadrà fra meno di quarant’anni. Per gli umani i robot diventeranno partner molto attraenti e questo per i vantaggi e le loro possibilità che offrono».
La preocupazione espressa dall’opinionista ebreo Barak Lurie è notevole: «Ben presto tu e io avremo conoscenti, per lo più uomini, che vivranno con un robot sessuale. Poiché questi robot sembreranno sempre più vivi, questa gente avrà “relazioni” con sexbot che possono essere belli proprio come vogliono che siano, sessualmente attraenti quanto desiderano e obbedienti come esigono». La pornografia su Internet ha già confuso le cose di suo, poiché gli smartphone spingono gli uomini a smettere di fare la corte alle donne; cosa accadrà, dunque, quando i sexbot si potranno acquistare con tutta facilità? Lurie non è ottimista: «I robot per il sesso saranno peggio della pornografia perché creeranno l’illusione della relazione e di quel contatto fisico, pelle a pelle, che per gli uomini è molto importante. E questi vivranno nell’illusione che non sia mera autogratificazione e di non essere soltanto dei perdenti. Come invece sono».
I sexbot, poi, non si possono abusare o molestare sessualmente, e così gli uomini lasceranno perdere definitivamente le donne che invece pretendono o che li assillano di continuo.
James Young è un conduttore della BBC autore di reportage sulle nuove tecnologie, che tiene in notevole considerazione poiché la robotica gli ha restituito parti del corpo che un incidente ferroviario gli ha sottratto. Tuttavia, nel documentario The Future of Sex? Sex Robots and Us, fa notare come questa tipologia di robotica possa rappresentare il lato oscuro dell’Intelligenza Artificiale (AI): quando la relazione con un robot potrà sostituire quella con una donna si sarà arrivati a un punto davvero pericoloso.
Noel Sharkey, scienziato informatico e professore emerito di Robotica e AI nell’Università di Sheffield, co-fondatore e condirettore della Foundation for Responsible Robotics, ha sottolineato che la produzione di sexbot avrà conseguenze gravi: «Crea una mentalità che considera il sesso troppo facile, poiché i robot sono sempre disponibili», afferma. «Benché io ami l’AI, mi batto per mantenere una cultura dal volto umano, cosa per noi significativa. Stiamo facendo tutta questa roba con le macchine solo perché possiamo, senza pensare veramente e sul serio all’impatto che ha sulla società, senza pensare a come questo possa cambiare radicalmente l’umanità togliendo significato alle nostre vite e trasformarci in zombi. Sono pensieri che non mi fanno dormire la notte».
Benché siano stati i giapponesi gli apripista nella fabbricazione di sex-doll, è stata un’azienda spagnola a fare un passo avanti. Adesso le bambole sono dotate di intelligenza artificiale, sono in grado di parlare e, grazie ai sensori, pure di reagire a stimolazioni nelle cosiddette “e-zone” (le zone erogene), registrando dati relativi ai rapporti sessuali e adeguando il proprio comportamento in relazione al “partner”. Costano circa 20mila dollari statunitensi. Grazie alla qualità della pelle, al design del volto e alla voce umana, sono definite bambole “iperrealistiche”.
I bordelli di Barcellona sono al passo con il trend: i clienti possono già scegliere fra donne in carne e ossa o robot.
Quando Young ha visitato una fabbrica produttrice di sexbot, in Giappone, e ha visto modelli che avevano l’aspetto di ragazzine giovanissime, ha pianto: ha capito di essere davanti all’orrore del futuro verso cui stiamo andando.
Qualcuno che lotti contro però c’è. Per esempio il deputato Repubblicano statunitense Dan Donovan, che sta premendo per ottenere il veto contro i sexbot pedofili: «Quando un pedofilo si stancasse di compiere abusi su una bambola, non ci vuole molto perché si rivolga contro un bambino. E non si tratta di pure speculazioni. Psicologi e ricercatori sono convinti che bambole di questo tipo rinforzino, normalizzino e incoraggino il comportamento pedofilo, mettendo potenzialmente a rischio un maggior numero di bambini».
I difensori della cosiddetta “libertà” hanno già fatto sentire la propria voce, affermando che il sesso con robot dall’aspetto infantile aiuterà a limitare la pedofilia. Il professor Sharkey afferma invece che non è vero, perché questa pratica impatterà negativamente sulla società normalizzando le aggressioni ai bambini. Si potranno insomma fabbricare robot a partire da fotografie di bambini. Per Sharkey occorre subito una legislazione internazionale che lo impedisca.