Last updated on Febbraio 16th, 2020 at 04:03 am
A pochi giorni dalle elezioni politiche che hanno cambiato per sempre il panorama politico dell’Isola, imponendo la fine del bipolarismo tra i due partiti di centro-destra, i liberal-centristi del Fine Gael (FG) e i liberal-conservatori del Fianna Fáil (FF), e portando alla vittoria il “terzo incomodo”, il Sinn Féin (tradizionalmente legato all’IRA nordirlandese), i nomi degli eletti sono stati resi ufficialmente noti. Le sorprese non mancano: i maggiori protagonisti delle legislazioni e dei referendum a favore di “matrimoni” omosessuali e dell’aborto sono stati bocciati, a favore di numerosi esponenti pro life e pro family. È un primo risultato importante, che spiega come nel Paese l’influenza delle associazioni a difesa della vita e della famiglia stia crescendo. Nonostante la Chiesa Cattolica ancora soffra della mancanza di una leadership forte, i laici si dimostrano cioè attivi ed efficaci.
Nelle file del Fine Gael, trasformatosi negli anni scorsi nel principale promotore delle legislazioni pro LGBT e pro aborto, sono stati confermati due dei principali protagonisti delle battaglie liberal, il primo ministro uscente, Leo Varakar, e il terribile ministro della Salute, Simon Harris.
Tra i candidati che hanno sostenuto il “progresso legislativo” e che però sono stati bocciati figurano del resto personalità di primissimo piano: Kate O’Connell (FG), tra le più acerrime polemiste contro i parlamentari pro life e pro family; Lisa Chambers e Timmy Dooley (FF), tra le voci filoabortiste più autorevoli del proprio partito; e Ruth Coppinger (Solidarity–People Before Profit, formazione di sinistrasocilaisa), attivista radicale filoabortista. Tra i bocciati di FG vi sono due ministri. Uno è il ministro dell’Infanzia e della gioventù, Katherine Zappone, la nota e polemica promotrice di aborto, diritti LGBT+, educazione sessuale e transgender nelle scuole. Prima e durante la visita di Papa Francesco nel Paese in occasione della Giornata Mondiale della Famiglie a Dublino, nell’agosto 2018, la Zappone aveva duramente polemizzato, accusando il Pontefice e la Chiesa d’Irlanda di discriminare le “famiglie gay”. L’altro è Regina Doherty, ex ministro della Sicurezza Sociale, passata dalla difesa della vita alla promozione dell’aborto nelle settimane precedenti il voto referendario del maggio 2018.
Uno schiaffo netto, insomma, che gli elettori hanno voluto dare agli scatenati progressisti che confidavano invece in una facile conferma. Di contro, tutti i 15 deputati che avevano bocciato la proposta di legalizzare l’aborto nel 2018 sono stati rieletti, seppur in partiti politici diversi. Quando la legge sull’aborto fu approvata dalla Camera irlandese nel dicembre 2018, molti di questi deputati continuarono a esprimersi coraggiosamente e con grande dignità contro, promuovendo emendamenti a favore della vita che avrebbero potuto aiutare a sostenere le donne in difficoltà e la vita nascente. Ora, anche in questa nuova e complessa legislatura quei 15 cavalieri della vita e della famiglia dimostreranno certamente il proprio coraggio e la propria determinazione. Pur appartenendo a schieramenti diversi, Mary Butler, Seán Canney, Michael Collins, Michael Fitzmaurice, Peter Fitzpatrick, Noel Grealish, Danny Healy-Rae, Michael Healy-Rae, Michael Lowry, Marc Mac Sharry, Mattie McGrath, John McGuinness, Carol Nolan, Eamon O’Cuiv e Peadar Tóibín proseguiranno l’impegno comune per la vita, per la dignità umana, per la libertà di educazione e per la famiglia. Una pattuglia unita da ciò che per la politica è più essenziale: i valori veri che muovono il mondo e che, prima o poi, risaneranno l’Irlanda di san Patrizio.