Last updated on Dicembre 12th, 2021 at 04:03 am
Vabbè sono juventino, ma nessuno è perfetto. Però a mia discolpa aggiungo di avere da poco saputo che a calcio non si gioca con la palla a mandorla e che non ho pianto per la fuoriuscita dalla squadra di CR7 e del suo intimo in gigantografia a reti unificate lungo le strade della mia città.
Quindi posso scrivere di Cristiano Ronaldo senza temere accuse di partigianeria. Soprattutto posso scrivere di Maria Dolores Dos Santos Aveiro, la mamma dell’asso del calcio e del documentario Ronaldo, firmato nel 2015 dal regista britannico Anthony Wonke.
Mamma Maria il piccolo Ronaldo non lo voleva. Quando scoprì di attenderlo, pensò di eliminarlo. Di abortirlo.
Ora, nessuno sapeva che il Ronaldo nel ventre di mamma Maria era il Ronaldo che tutti conosciamo. Non lo sapeva mamma Maria, non lo sapeva il mondo, non lo sapevano i suoi futuri fan e non lo sapevano i suoi futuri avversari. Nel grembo di mamma Maria, infatti, Ronaldo era solo un invisibile grumetto di culline brulicanti. Un nulla, forse persino una schifezza. Sarebbe cresciuto in embrione, feto, neonato, adulto. Sarebbe diventato quel fisico statuario che conosciamo e un gran modello internazionale di mutande. Un calciatore da sogno e un maschione potente. Un idolo, una star, un fuoriclasse. Tutto da un grumo di cellule insignificante.
Lo è diventato soltanto per un attimo impercettibile. L’attimo fuggente che invece mamma Maria ha fissato indelebilmente nella storia intera, allorché, intenzionata ad abortirlo, ha invece deciso di custodirlo, allevarlo, farlo crescere. Era povera, mamma Maria, e non sapeva come fare. Ma non lo ha fatto.
Mamma Maria dice che è stato Dio a volere così e si sente benedetta. Ne ha ben donde, uscita com’è pure dal cancro un paio di volte. Ha infatti permesso a un campionissimo di incantarci con le sue prodezze sportive, belle come un’opera d’arte.
Nel grembo di mamma Maria però Ronaldo avrebbe anche potuto crescere diverso: sgorbio, acciaccato, handicappato. Brutto e gracile, persino malato. C’è differenza? Nessuna. Due esseri umani con pari dignità infinita, due grumi di cellule diversi e uguali.
Da un grumo di cellule nel ventre di ogni mamma Maria crescono i Ronaldo belli e i Ronaldo brutti, che nessuno ha diritto di sopprimere, che nessuno ha l’autorità di condannare a morte, che nessuno può giudicare indegni di vivere perché alle sfilate di lingerie maschile sembrano Winnie-the-Pooh invece che un semidio greco.
Ogni grumo di cellule che cresce nel grembo di ogni mamma Maria è un Ronaldo, e fa goal comunque, sempre.