C’è una “Tania Cagnotto” anche ai vertici del potere USA

Kellyanne Conway, portavoce della Casa Bianca, fa la mamma e torna al privato. Con una grande lezione di politica per il bene pubblico

Kellyanne Conway, ex portavoce della Casa Bianca. Image form Google Images

Last updated on Settembre 3rd, 2020 at 10:30 am

Auguri e congratulazioni a Ronna McDaniel, neopresidente del Comitato Nazionale Repubblicano, la quale, nella brevissima nota biografica pubblicata sul proprio account su Twitter, si presenta con il proprio incarico, ma anche come moglie e madre di due figli. Del resto non è sintomo di particolare originalità negli Stati Uniti d’America, dove è prassi condivisa sottolineare con giusta fierezza la propria appartenenza a una famiglia.

Ne sa qualcosa Kellyanne Conway, che, domenica 23 agosto, ha rassegnato le dimissioni da portavoce della Casa Bianca, motivandole con l’intenzione di seguire più da vicino i bisogni della propria famiglia. Mentre, sempre per seguire più da vicino le questioni domestiche, anche il marito George annunciava il proprio ritiro dal Lincoln Project, un gruppo di Repubblicani alla ricerca di un’alternativa a Donald J. Trump, Kellyanne ha sintetizzato con un «Less drama, more mama» il proprio ultimo messaggio pubblico, facendo intendere che la sua assenza dal focolare domestico, dovuta agli impegni presso la presidenza statunitense, avrebbe creato un vuoto educativo e affettivo. E qualcuno ne avrebbe presto approfittato.

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La figlia 15enne Claudia, in effetti, l’ha accusata pubblicamente di svolgere il proprio servizio non tanto a vantaggio delle istituzioni, quanto della fama e del denaro. Perciò la ragazza si è provocatoriamente rivolta a una rivale politica della madre, la deputata Democratica di appartenenza socialista Alexandria Ocasio-Cortez (convivente non sposata), chiedendole di adottarla al termine di un percorso legale di «emancipazione». Nel frattempo, Claudia si è presa un po’ di tempo per riflettere sulle recenti decisioni dei genitori e «per riequilibrare la mia salute mentale», come ha spiegato su Tik Tok. Può darsi che la pausa sia una tregua e che questa conduca alla pace, anche interiore, presupposto di ogni progresso civile.

Se non era chiaro che la crisi delle istituzioni si alimenta delle difficoltà affrontate dai padri e dalle madri nella sfida educativa, la scelta personale e politica dei coniugi Conway lo sottolinea.

Checché ne dicano i fautori della disgregazione sociale, lo Stato è infatti una famiglia di famiglie e trova il proprio senso soltanto quando viene creato, formato e gestito come tale. Altrimenti si trasforma in un’amministrazione pubblica, la cui prospettiva non contempla la ricerca del bene comune, ma in primo luogo la sopravvivenza di una macchina burocratica mostruosa.  Nessuna rivalità può sorgere fra la Nazione e la comunità formata da un uomo, da una donna e dai loro figli, dunque. E non è un moto di riflusso nel privato, ma una scelta politica, ispirata al principio di sussidiarietà, che impone di ripartire dalla famiglia per riorganizzare la società.

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