Domani, a Napoli, si terrà un convegno dal titoloCarlo Casini, Testimone di misericordia.
È organizzato dal Forum della Associazioni Sociosanitarie, in collaborazione con il Movimento per la Vita, e vuole ricordare la figura appunto di Carlo Casini (1935-2020) attraverso una serie di interventi che, ciascuno dalla propria angolazione, restituiranno la figura di Casini nella professione, nella politica, come padre di famiglia. Alcuni dei relatori, inoltre, si occuperanno di tratteggiare l’esempio che il magistrato e politico italiano, scomparso ormai due anni fa, ha lasciato al Paese di oggi.
«iFamNews» ne parla con Marina Bandini Casini, sua figlia, presidente del Movimento per la Vita, come per lungo tempo lo è stato il padre.
Qual è il motivo per cui è stato organizzato questo convegno, dottoressa Casini?
In realtà se ne parlava già da un po’, ma le difficoltà dovute alla situazione pandemica attuale ci avevano frenati. Ora è arrivato il momento, che giunge comunque dopo tutta una serie di attenzioni nei confronti della persona di mio padre. Il fine è quello di tenere viva la sua figura e il suo pensiero. Nel pomeriggio, dopo il convegno, si terrà l’assemblea nazionale del Movimento.
Ci spiega bene il senso del titolo del convegno?
La definizione è di Aldo Bova, presidente del Forum e amico, e si attaglia benissimo a mio padre, che era un uomo di misericordia, come ha dimostrato in tutte le sue attività a favore della vita, soprattutto per la difesa della vita del concepito, in cui riconosceva l’”altro” come uno di noi, ancorché spesso rifiutato. Era una persona tenace, franca, operosa. Era misericordioso come persona, in famiglia, con gli altri, anche con gli avversari per esempio della politica, che non vedeva mai come nemici. Aspetti, però, era anche simpatico, sa? Brillante…
Qual è il lascito che Carlo Casini ha affidato e ancora affida al mondo della politica, specie ai politici italiani pro-life?
È un lascito composito. C’è il coraggio del dialogo, quello vero, che sa ascoltare ma non tace mai le proprie ragioni. C’è la centralità politica del diritto alla vita. C’è anche l’accettazione del metodo della gradualità, facendo i passi giusti nella giusta direzione. Non manca l’idea nobile e alta di laicità, che ha come fine l’uguale dignità umana di ogni essere umano e come mezzo la ragione… Vi sono molti aspetti, insomma. Nel riconoscimento del concepito come uno di noi, lui vedeva la prima pietra del rinnovamento della politica e di un nuovo umanesimo.
È possibile seguire lo streaming del convegno registrandosi al link dell’evento