Altro shock. Non fare figli per “salvare la Terra”

In un libro la tesi di una femminista tedesca: «I bambini sono la cosa peggiore che si possa fare per l’ambiente»

Finora gli ultrà dell’ecologismo avevano scherzato. I veri responsabili dell’inquinamento ambientale, del buco dell’ozono, delle emissioni di CO2 nell’aria non sono né gli avidi possessori di automobili alimentate a diesel né chi ha il vezzo di viaggiare in aereo e nemmeno i truci mangiatori di carne. Non sono neppure le grandi industrie, che dalle ciminiere lanciano costantemente enormi nebulose di gas serra al cielo. Finalmente è tutto chiaro. E si deve ringraziare Verena Brunschweiger, una femminista tedesca, per averci illuminati sull’idenitità dei più infidi nemici del pianeta. Vi siete mai imbattuti in un fiocco rosa o azzurro affisso fuori da un portone, in un vagito o in una carrozzina spinta da una mamma o da un papà? Facile supporre che la risposta sia affermativa. Bene, sappiate che dietro questi tre elementi si cela la vera causa dei mali che affliggono il pianeta Terra. Già, perché secondo questa intellettuale i bambini sono una spietata fonte di inquinamento. Di qui il suo invito alle coppie: «Non riproducetevi». Non fare figli sarebbe ‒ secondo questa guru dell’ambientalismo ‒ il più grande contributo che ognuno può dare per salvare il pianeta.

Malthus in salsa femminista

Il suggerimento è contenuto nel suo libro Kinderfrei statt kinderlos (che in italiano si traduce più o meno come “Liberi dai figli piuttosto che senza figli”), dove non usa mezzi termini e afferma che i bambini sono «la cosa peggiore che si possa fare per l’ambiente». In un’intervista al quotidiano tedesco Neue Osnabrücker Zeitung, la femminista non fa altro che cuocere tesi neo-malthusiane sulla sovrappopolazione quale flagello per il pianeta. Ecco cosa afferma: «Perché abbiamo bisogno di così tanta energia? Perché viene prodotta così tanta spazzatura? Semplicemente perché siamo tante persone sulla terra. Dobbiamo diminuire altrimenti scivoleremo velocemente in un baratro». Insomma, le emissioni di CO2 sono diventate l’unico parametro per valutare il valore di una vita umana, che in tal modo viene messa alla stregua di un stufa a carbone o di un prodotto di plastica monouso. La Brunschweiger sembra avere come modello la Cina della politica del figlio unico quando dice di voler persuadere le giovani coppie desiderose di avere «due o tre figli» che «uno è abbastanza». Che gentile, almeno uno lo concede!

Verena Brunschweiger Credits +++ dpa-Bildfunk +++

La soluzione è l’estinzione

Il suo peggior avversario, allora, non può che essere chi continua a sostenere che la crisi demografica sarà il suicidio delle società occidentali. Sempre nella stessa intervista, la scrittrice definisce «inquietante» che ci siano partiti politici, in Germania, che affermano di voler sostenere la natalità. È allora comprensibile che punti l’indice contro l’Ungheria, “rea” di versare robuste somme di denaro alle donne che fanno figli. «Questa è la direzione completamente sbagliata», commenta. Politiche, ma soprattutto sociali sono le ambizioni che si prefigge questa femminista con il suo libro. Rivela che in molti le sono grati perché «dico ad alta voce ciò che è tabù in Germania», ed è felice «per essere stata in grado di aiutare alcune coppie a fare consapevolmente a meno dei bambini». Ci sarebbe però ancora tanto lavoro da svolgere, perché la società «cerca di infondere vergogna» in chi decide di non fare figli. Davvero curiosa questa sua percezione, dal momento che in Germania, come un po’ ovunque nei Paesi occidentali, l’indice di natalità continua a scendere paurosamente. Ma forse non ancora così tanto come la Brunschweiger auspica. Incalzata dall’intervistatore che le chiede se una tale tesi non porti «a un mondo senza persone», la femminista getta la maschera e ammette: «La natura non ha bisogno di noi […] Questo è il nocciolo della questione […]. Che la biosfera possa riprendersi senza di noi è un pensiero interessante, ma pochissime persone lo condividono». Ecco dunque l’obiettivo finale: l’estinzione umana sull’altare della nuova grande religione universale, ovvero l’ecologismo radicale.

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