Last updated on Novembre 8th, 2020 at 09:10 am
«Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate». L’ennesima prova della natura profetica della massima dello scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) arriva dall’Australia. Precisamente da Perth, una cittadina di poco più di 20mila abitanti, il cui neosindaco, il presentatore Basil Zempilas, è finito nell’occhio del ciclone della comunità LGBT+.
Anatomia umana bandita
Cosa può aver fatto o detto, costui, per meritarsi gli strali, le richieste di dimissioni e persino un’incursione dentro casa da parte di vandali? In una trasmissione radiofonica ha osato affermare una ovvietà dell’anatomia umana, ossia che «se hai un pene, amico, sei un uomo. Se hai una vagina, sei una donna. Punto». L’affermazione è stata pronunciata nel corso di una trasmissione in cui si discuteva di una madre che ha affermato di voler far scegliere il sesso d’appartenenza al figlio quando questi avrà compiuto 18 anni. I due co-conduttori, Zempilas e un collega, hanno esposto pareri contrastanti su questa scelta bizzarra. E qui il primo cittadino di Perth non ha esitato a dire: «No, no. È sbagliato», rivendicando dunque la verità della biologia. In più ha scherzato, affermando di voler offrire un premio in denaro a chi avesse trovato un’ascoltatrice con un pene.
Gli attacchi
Spenta l’antenna della trasmissione radiofonica, per Zempilas sono iniziati i guai. Almeno tre petizioni online lo hanno preso di mira. Una ha quasi raggiunto le 25mila firme necessarie per chiederne le dimissioni. Un’altra è stata promossa dal Perth Scorpions Volleyball Club, una società di pallavolo locale, che rifiuta di avere un rappresentante politico come lui. Poi ce n’è un’altra ancora che chiede che un festival LGBT+ previsto a Perth venga spostato nella vicina Vincent. Ma non è tutto. I profili social di Zempilas e di sua moglie sono stati inondati di insulti e di minacce (tanto che la consorte ha dovuto chiudere quello Instagram), e ignoti si sono introdotti nella sua casa di famiglia dove hanno compiuto atti di vandalismo vari tra cui scritte sui muri.
Le scuse
Di fronte a simili atti sarebbe normale attendersi un’unanime condanna. E invece? E invece è Zempilas che ha dovuto recitare un pubblico mea culpa al fine di placare il fuoco di fila contro di lui. Si è dapprima scusato asserendo di aver dimenticato, in quel momento, di svolgere la funzione di sindaco, poi, come non bastasse, ha scritto una lettera e pubblicato un video sul sito del Comune per chiedere perdono e per garantire che la città di Perth continuerà a «difendere i diritti e le libertà delle comunità LGBTQIA+».
I nuovi attacchi
Tutto risolto? Nemmeno per sogno. Sabato 31 ottobre circa 200 manifestanti hanno sfilato in un parco pubblico di Perth in protesta nei suoi confronti. Clima turbolento, poi, durante la prima seduta del consiglio comunale ad inizio settimana, aperta dall’ennesimo atto di scuse da parte di Zempilas. Nel corso delle domande di ospiti della società civile, un uomo appartenente alla comunità LGBT ha strappato la foto della campagna elettorale del neosindaco. Ma non era l’unico “esponente arcobaleno” presente all’assemblea: diversi altri hanno incalzato Zempilas con proteste e richieste. E Zempilas ha così dunque dovuto affermare: «Capisco che le mie azioni parleranno più delle parole». Come a dire che si farà perdonare. Non è difficile credere, a questo punto, che Perth diventerà ora una città gay-friendly. E guai a chi oserà ancora sfogliare un libro di anatomia umana.