Il Piemonte si conferma Regione capofila nelle politiche a favore del diritto alla vita. Prima il veto alle linee guida ministeriali sulla Ru486. Poi la bocciatura del referendum sul «suicidio assistito». E ora un nuovo provvedimento per dire «sì» alla vita allo stato puro. Grazie infatti al fondo «Vita nascente», foirte di 400mila euro, le donne in difficoltà economica saranno aiutate nella scelta di dare al mondo un figlio e di crescerlo.
«Abbiamo deciso di dare finalmente applicazione ad una misura prevista dalla legge nazionale 194, ma fino ad ora mai applicata in Piemonte», spiega l’assessore regionale alle Politiche sociali, Maurizio Marrone. «Il nostro obiettivo è garantire il vero diritto di scelta della donna, che può anche essere la scelta della vita, intervenendo a sostegno delle donne in situazioni di fragilità sociale».
I progetti, finalizzati al superamento delle cause che potrebbero indurre all’interruzione di gravidanza, potranno essere presentati dalle realtà e associazioni accreditate presso le ASL, che dopo aver predisposto un programma dettagliato delle attività, dovranno poi rendicontare le spese sostenute per le medesime.
La denatalità? Problema immaginario, secondo alcuni…
Marrone è finito nell’occhio del ciclone a fine febbraio per il sostegno ai separatisti filo-russi del Donbass. Ma non è affatto necessario condividere le convinzioni geopolitiche dell’assessore per salutare con favore le sue politiche per la vita e stigmatizzare le polemiche scatentate dai suoi avversari non sul Donbass, ma sulla vita.
«Non bastava fare entrare le associazioni pro-vita nei consultori e organizzare spazi all’interno di Asl e ospedali, non bastava disapplicare le linee guide del Ministero sulla somministrazione di Ru486 anche in consultorio; ora Marrone annuncia 400mila euro per il Fondo “Vita nascente” dedicato a progetti di “tutela materno infantile” promossi da quelle stesse associazioni che definiscono l’aborto prima causa di femminicidio», ha infatti commentato il consigliere regionale di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi, che parla di «campagna popolazionista neofascista» ad opera di «soggetti che praticano forme di pressione e terrorismo psicologico sulle donne che scelgono l’interruzione di gravidanza».
Malumori si registrano anche nel Movimento Cinque Stelle, la cui capogruppo in Consiglio Rregionale, Sarah Disabato, accusa Marrone di «portare avanti una becera propaganda sul corpo delle donne nel silenzio più assoluto dei colleghi di Giunta».
Per la capogruppo pentastellata, l’emendamento «Vita nascente» avrebbe un «contenuto ideologico e moralista, volto ad affidare le donne non nelle mani di strutture adeguate con personale qualificato, ma di associazioni spesso promulgatrici di messaggi criminalizzanti nei confronti di chi sceglie di esercitare liberamente il diritto all’aborto».
Davvero singolare il ragionamento delle Sinistre piemontesi: laddove si vuol dare una chance in più alle madri povere e una maggiore libertà di scelta di scelta alle donne, esse vedono moralismo, coercizione e addirittura violenza. Si accusano i movimenti per la vita di plagiare la volontà delle donne, ma senza lo straccio di una prova. LaSsinistra – e non solo in Piemonte – non ama i bambini, mentre l’inverno demografico, evidentemente, è visto come un problema che esiste solo nelle menti di qualche becero “neofascista”.